Cose da femmina

Questo post di Claudia e la notizia del catalogo svedese di giocattoli gender neutral, letta ieri, arrivano assolutamente opportuni in un momento in cui si sta combattendo l’ennesima piccola battaglia (soft e in realtà neanche espressamente dichiarata) tra me e la mitica tata Silvana. Oggetto del contendere: un meraviglioso giubbotto color melanzana, ereditato da una mia cara amica e diventato giusto in questi giorni di grande attualità, con l’arrivo (ancora un po’ incerto) dei primi freddi.

Qual è il problema? E’ da maschio, afferma la tata. “L’altro giorno non l’ho preso perché credevo che l’avesse dimenticato un amichetto”, ha buttato là una sera. E ancora: “Ma quelle toppe sono state messe a coprire dei buchi? Perché altrimenti potrei toglierle e la situazione migliorerebbe…”. Ora. Premetto che io non sono una fanatica del contrasto delle caratterizzazioni di genere. Sono ferrata sul tema, grazie anche alla capillare azione informativa e formativa di Genitori Crescono. Non mi convincono affatto alcune manifestazioni molto spinte, tipo quello di cui si parla qui, ma anche qui. Insomma, sarei portata a tenere sul tema un certo equilibrio, aiutata probabilmente dal fatto che con una bambina è più facile: se la vesti un po’ da maschiaccio di tanto in tanto non è oggetto di discussione quanto vestire un bambino da principessa o da ballerina. O almeno così credevo.

La giacca in questione è effettivamente appartenuta a un maschio. Eppure la ex proprietaria e io abbiamo concordato che a Meryem sarebbe stata benissimo. E infatti a lei piace. Le toppe incriminate come eccessivamente maschie hanno scritti sopra numeri e la parola “Rugby”. A parte che escludo che qualcuno vada a leggere esattamente le scritte, chi dice che una donna non possa giocare a rugby, o tifare per una squadra di rugby (per non parlare del fatto che a cinque anni spesso non sanno neanche che gioco è)? Però anche fuori casa la questione inizia a porsi. A casa di un amichetto che frequentiamo ho notato, ad esempio, che le definizioni “da maschio” e “da femmina” sono nette e usatissime.

Mi sembrerebbe un controsenso negare a Meryem la gioia di pavoneggiarsi con accessori e vestitini: oggi ha indossato i suoi primi stivali ed era eccitatissima. Domenica ha strappato al padre il suo primo “rossetto fucsia” (in realtà un lucidalabbra un po’ brilluccicoso). A Meryem peraltro tutte le mille sfumature di rosa/fucsia/viola donano molto (e per fortuna: per quanto uno si ingegni, finiscono per avere una parte preponderante nel guardaroba di una figlia). Ma ovviamente a scuola si va in tuta e scarpe da ginnastica (a parte oggi, che abbiamo dovuto mettere gli stivali nuovi!) e la giacca con le toppe continuerò a proporgliela.

In conclusione, cerco di tenermi neutrale sulla questione. Di assecondare, per quanto possibile, la libertà e il gusto di mia figlia, senza imbrigliarla troppo in canali prefissati, in un senso o nell’altro. Sono convinta che proprio su questi aspetti apparentemente più banali, ma delicati, noi genitori dobbiamo fare maggiormente attenzione a non sovrapporci troppo. L’altro giorno Meryem giocava con un amichetto e lo ha truccato. Prima di rimandare l’amichetto in questione a casa, è stato debitamente ripulito (non so come la pensi la sua mamma sul tema). Ma nessuno di noi ha fatto battute stupide, risatine o commenti inappropriati. E’ proprio dalla risatina sciocca dell’adulto che iniziano tante questioni, ne sono convintissima. Se crediamo che non ci sia da ridere, se vogliamo (davvero) che i nostri figli non facciano proprie etichette discutibili e tutti i conseguenti pregiudizi, non ridacchiamo. Punto. Una risatina inappropriata fa molto più danni alle questioni di genere (e non solo) di un tutù di tulle rosa indossato di tanto in tanto.

E voi, che ne pensate? Siete gender neutral o credete nei percorsi/colori/giochi differenziati?

Aggiornamento: Quando la tata si apprestava a togliere le toppe dello scandalo, è stata fermata da una Guerrigliera indignata: “Perché le togli? Le femmine non possono giocare a palla a volo? Io sono una ragazza SPORTIVA!”. E la cosa è finita così.

7 pensieri riguardo “Cose da femmina”

  1. Pur non essendo genitore, ma con un lungo trascorso di tata a tempo pieno alle spalle, sono più per la neutralità. I bambini sono piccoli solo di statura, ma in quanto a gusti e inclinazioni già nei primi anni di vita dimostrano di saperci fare 🙂 Certo, occhio critico e un freno qua e là ogni tanto è doveroso, ma lasciando loro la libertà di sentirsi unici o felicemente omologati. Sono cresciuta con l’incubo di non saper abbinare i colori, di vestirmi sempre come un pagliaccio e quindi essere inadeguata, solo perché i miei ‘ridacchiavano’ ogni volta che ficcavo il naso nell’armadio!

  2. Io sono rimasta un po’ basita da un commento che ho letto da Claudia: ci sarebbero ancora genitori che ridacchiano o prendono in giro quando vedono un maschio con le pentoline o una femmina con un’arma giocattolo. A me quelli sembrano giochi gender neutral, tanto più che abbiamo tutte giocato a Charlie’s Angels (e chi non ci ha giocato non sa cosa si è perso).
    Credo che ci sia a questo punto un problema di definizione di giochi gender oriented e no. Per me sono gender oriented un numero piuttosto basso di giochi: trucco e parrucco (non il travestimento) sono tendenzialmente da bambina (ma nemmeno io mi scandalizzo se Amelia trucca Ettore), infilare perline e robe del genere pure. Giochi solo da maschio non me ne vengono in mente: ai nostri tempi si giocava a tutto, venivi escluso dal calcio solo se eri una schiappa, indipendentemente dal sesso.
    Cmq vedrai anche tu che a casa mia le distinzioni di genere hanno valore solo quando si tratta di forza fisica (infatti l’aspirapolvere, che pesa una cifra, lo passa lui) e di ovvie pratiche coniugali. Per il resto, vige la regola dell’inclinazione personale: quella cosa la fai se ti piace e/o ti viene bene. Infatti il bagno lo puliamo con una frequenza (anzi, una non frequenza) vergognosa (praticamente quando abbiamo ospiti).

  3. Lorenzetto ha passato tutto lo scorso inverno con un giubbetto della sorella. Era bianco, ma l’allacciatura era da femmina (così ha decretato la nonna – io le differenze faccio ancora fatica a capirle). Ok che aveva un anno, ma non me ne poteva fregare di meno. Tutto il riciclabile lo mette. Escludo la roba rosa, anche se qualche body ambiguo se lo mette tranquillamente. A casa il maschietto gioca con bambole e pentolini. E’ cresciuto con quelli. Nonostante tutto appena ha visto un camion ed una ruspa è impazzito di gioia. Ce l’avranno nel dna?
    Io li lascio liberi di scegliere quello che vogliono. Però non lascierei uscire di casa Lorenzo vestito da femmina. Ecco.

      1. è vero! io ho tirato su i miei due figli (maschio e femmina in quest’ordine) in maniera del tutto neutrale e non facendo alcuna differenza:ma il maschio ha sempre scelto il pallone e le macchinette e la femmina i pelouches caldi e coccolosi, anche se avevano a disposizione ambedue gli assortimenti di giochi. Qualcosa di genetico c’è.

  4. Devo ammettere che quando mia figlia era senza capelli, le mettevo addosso più rosa che potevo. Odiavo sentire qualche povero malcapitato che si rivolgeva a lei usando il genere maschile. Diciamo che lo prendevo come un affronto personale. “ma come, non vedi che questo pupazzotto di due anni trasuda femminilità? cretino!” Ma le mamme alle prime armi, si sa , sono particolarmente aggressive. Poi i capelli sono cresciuti e..la vesto tendenzialmente come mi vesto io. A momenti maschio, a momenti femmina. Lei ancora si fa vestire, forse le piace quello che le metto, forse è pigra. Non so. Non indago. Diciamo che, al momento, non da tanta importanza a quello che si mette e finchè dura… Quando poi esprime delle preferenze, cedo subito. Infine, nell’armadio di ogni bambina felice c’è sempre un vestito che fa la ruota. Quello è un must. Provare per credere.

  5. Io quando faccio regali a bambini sto sempre attenta a prendere cose che vadano bene per qualunque “genere”… prima di tutto i gusti sono gusti, e poi penso anche che quello stesso regaletto magari potrà, un domani, passare ad un fratellino/sorellina più piccolo. Anche nell’abbigliamento tendo a scegliere sempre cose neutre che possano poi entrare nel grande canale del riciclo.. Mi sembrano proprio attenzioni di base però!

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